I disturbi alimentari sono condizioni complesse con un’origine multifattoriale, che coinvolge fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento. Questi disturbi possono essere suddivisi in diverse categorie diagnostiche, tra cui l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (BED). L’anoressia nervosa è caratterizzata da restrizione calorica, paura di ingrassare e un’immagine corporea distorta, mentre la bulimia nervosa coinvolge abbuffate seguite da condotte di eliminazione. Il BED è caratterizzato da abbuffate senza condotte di eliminazione e un minor interesse per il peso e la forma corporea.
Dal punto di vista epidemiologico, questi disturbi rappresentano una delle principali cause di disabilità giovanile e possono avere un rischio elevato di mortalità, specialmente in caso di anoressia nervosa.
L’eziopatogenesi di questi disturbi coinvolge fattori genetici, psicologici, ambientali e socioculturali, insieme a fattori precipitanti come diete restrittive e difficoltà psicologiche personali. I fattori di mantenimento includono la sindrome da digiuno, il rinforzo positivo dall’ambiente e la regolazione emotiva.
La diagnosi dei disturbi alimentari richiede una valutazione clinica, nutrizionale e psicologica. L’insoddisfazione per l’immagine corporea rappresenta un importante fattore di rischio e mantenimento di questi disturbi. Le emozioni negative, come la vergogna e l’inadeguatezza, possono giocare un ruolo significativo nel mantenimento dell’obesità e dei disturbi alimentari. La gestione delle emozioni attraverso il cibo può portare a un ciclo di abbuffate e condotte compensatorie.
Inoltre, fattori come la sensibilità al cibo, le funzioni esecutive e la sensibilità alla ricompensa possono influenzare le scelte alimentari e il comportamento legato all’obesità. Comprendere questi aspetti può essere utile per lo sviluppo di approcci terapeutici mirati.