Il gioco d’azzardo patologico è una dipendenza comportamentale (ossia una dipendenza da un comportamento e non da una sostanza, anche se entrambe le dipendenze presentano alcune somiglianze, quali: tolleranza, astinenza, difficoltà a resistere agli impulsi, egosintonicità, ciclicità dei comportamenti dannosi, inizio adolescenziale o prima età adulta, disregolazione emotiva, sviluppo cronico, craving).
Le cause del gioco d’azzardo patologico
Le cause del GAP possono essere di varia origine: neurobiologiche, genetiche e ambientali.
Come delineato da Griffith (2005) sono 6 le caratteristiche principali della dipendenza
- preminenza (ossia il comportamento occupa gran parte della giornata della persona)
- modifiche dell’umore
- tolleranza (ossia accentuazione del comportamento a seguito di abituazione)
- segnali di astinenza
- conflitto interpersonale o con altre attività personali
- recidiva (possibile ricaduta dopo aver sospeso il comportamento)
I sintomi di chi soffre di gioco d’azzardo patologico
Il DSM-V sostiene la necessità della presenza di almeno 4 sintomi tra i seguenti per una diagnosi:
- bisogno di una quantità sempre maggiore di denaro
- agitazione e irritabilità tentando di ridurre il gioco
- tentativi vani di controllare, ridurre o smettere il gioco
- continua preoccupazione per il gioco d’azzardo
- gioca molto spesso per nascondere il disagio
- perdendo, ha maggiore possibilità di ritentare
- menzogne pur di nascondere l’entità del coinvolgimento con il gioco
- possibile perdita di relazioni significative e/o del lavoro
- frequente richiesta di denaro ad altri
Le tipologie di giochi
Si possono poi distinguere diverse tipologie di gioco: come gioco di puro azzardo (gratta e vinci o casinò), giochi di abilità (le scommesse sportive o gli scacchi), giochi pesanti e giochi leggeri e di giocatori (come con dipendenza), per fuga senza dipendenza, giocatori sociali costanti, giocatori sociali adeguati, giocatori antisociali (illegalità nel guadagno), giocatori professionisti non patologici).
Gioco d’azzardo e disturbo progressivo
Il gioco d’azzardo è una patologia composta da varie fasi, ossia è un disturbo progressivo:
- competitività e successi (con conseguente percezione di onnipotenza) e ritiro sociale
- perdite improvvise e tentativi vani di recupero (anche mentendo ai propri cari sul come si siano persi i soldi)
- disperazione e possibili attività illegali (tuttavia secondo il NGISC non vi sono dati a sufficienza per sostenere una relazione causale tra il gioco d’azzardo e la criminalità). In questa fase possono anche persistere pensieri suicidi.
- rinuncia con sintomi associabili a quelli depressivi.
Il gioco d’azzardo comprende anche alcuni benefici come integrazione sociale, riduzione dell’ansia, dello stress, della disforia e un miglioramento delle strategie di coping. Tuttavia tutte queste sono ovviamente trascurabili riconsiderando tutti gli effetti negativi sulla salute mentale e relazionale.
Strumenti di valutazione del gioco d’azzardo
Per valutare il Gioco d’azzardo Patologico si usano diversi strumenti:
- criteri diagnostici del DSM-IV
- Questionario di Beaudoin e Cox
- Questionario dei Gamblers Anonymous
Dipendenza del gioco d’azzardo patologico diffusa tra i giovani
Secondo uno studio, l’95% dei giocatori in Italia è caratterizzato da uomini, di cui più del 50% ha più di 60 anni. Comunque la dipendenza sembra diffondersi sempre di più tra i più giovani (preferenti le socmmesse sportive e non tanto il bingo e le slot-machines come gli adulti).
Per quanto riguarda la comorbilità psichiatrica, McCormick (1984) verificò come tra un campione di soggetti con GAP, il 76% era affetto dal disturbo depressivo maggiore. Inoltre, secondo Linden (1986) è possibile rilevare un aumento dei tassi di disturbo bipolare e ipomania. Oltre ai disturbi dell’umore, è stata verificata anche una comorbilità con i disturbi d’ansia e con la dipendenza da sostanze.
Trattamento e cura
Infine, per quanto riguarda il trattamento, è risultata particolarmente efficace la psicoterapia cognitivo-comportamentale (promuovente strategie per fronteggiare lo stress e il craving), i gruppi di auto-aiuto e i trattamenti farmacologici (SSRI e stabilizzanti dell’umore, incidenti sull’impulsività a sostegno del lavoro dello psicoterapeuta).
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