Riconoscere un disturbo alimentare
I professionisti dell’equipe del Centro Disturbi dell’Alimentazione di Milano (CIPda) hanno proposto un webinar sui campanelli di allarme a cui prestare attenzione per riconoscere un disturbo alimentare in una prospettiva multidisciplinare. Dopo una breve introduzione di presentazione da parte della Dott.ssa Nocita, mediatrice dell’incontro, gli specialisti espongono i tre principali segnali a cui prestare attenzione secondo diverse prospettive.
Principali sintomi di un disturbo alimentare
Da un punto di vista medico, il Dott. Schiena (psichiatra), segnala come principali avvisaglie:
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La perdita di peso
L’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, che è il nucleo psicopatologico alla base dei disturbi alimentari può, infatti, portare ad un tentativo di dimagrimento tramite la riduzione di cibi, l’esclusione di quelli calorici e poco salutari ed un aumento dell’attività fisica. Nei soggetti con anoressia nervosa questo condurrà a situazioni di sottopeso, mentre nei casi di bulimia nervosa questo non verrà raggiunto a causa delle abbuffate caratteristiche di tale disturbo.
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Abbuffate
Consistono nell’ingestione di una quantità di cibo descritta come significativamente maggiore rispetto alla norma, in un periodo di tempo limitato. Il paziente ha la sensazione di perdere il controllo poiché, nonostante la consapevolezza di ciò che sta facendo, non riesce a limitarsi. Contrariamente a quanto accade nel disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), nei casi di bulimia nervosa questo porta all’attuazione di comportamenti di compenso per eliminare quanto introdotto (vomito indotto, diuretici, lassativi…).
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Perdita del ciclo mestruale (amenorrea)
Il corpo cerca, infatti, di conservare il maggior numero di energie possibile tagliando tutte le attività non immediatamente necessarie a trovare sostentamento, come possono essere quelle riproduttive. È tipica dunque nei casi di anoressia nervosa poiché conseguenza diretta di condizioni di sottopeso.
Sintomi disturbo alimentare nell’adolescenza
Dott.ssa Tramontano (psicologa-psicoterapeuta) individua come periodo d’insorgenza privilegiato quello dell’adolescenza ed affronta l’esordio di un disturbo alimentare da un punto di vista psicologico. Gli aspetti a cui prestare attenzione sono:
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Preoccupazione smodata per la propria immagine corporea.
Si esprime attraverso frequente controllo del peso, esagerata importanza alla forma del corpo, paura eccessiva di prendere peso, guardarsi troppo allo specchio, modificare le abitudini di abbigliamento, disgusto verso se stessi ed esagerata sensibilità alle critiche sulle abitudini alimentari e sportive. L’esagerata attenzione alla sfera alimentare sta alla base di tutte le patologie legate al disturbo alimentare e condurrà nei casi di anoressia nervosa a condizioni di sottopeso, mentre nei casi di bulimia nervosa a regole dietetiche esagerate con conseguente perdita di controllo (abbuffate).
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Il ritiro sociale.
Esso parte da situazioni che coinvolgono il cibo e l’esposizione del corpo e poi si estende ad altri ambiti di vita ed interessi che prima venivano svolti con piacere. Nei casi di anoressia nervosa questo aspetto viene intensificato da sintomi di malnutrizione caratteristici come l’apatia e la perdita del desiderio di socializzazione e sessuale.
Nei casi di bulimia nervosa il ritiro sociale è associato ad emozioni di disgusto e vergogna di sè stessi (sentimenti relativi al controllo). In caso di disturbo da alimentazione incontrollata l’isolamento è associato a depressione e senso di colpa che esitano in ulteriori abbuffate. -
Cambiamenti nella personalità.
Si esperiscono attraverso l’aumento di sentimenti come rabbia e tristezza o di situazioni di pianto, tensioni e comunicazioni problematiche. Gli stati depressivi sono caratteristici dei disturbi della bulimia nervosa e da alimentazione incontrollata, mentre gli stati ansiosi riguardano maggiormente i casi di anoressia nervosa poiché legata ad un pensiero più rigido e ad un bisogno di routine.
Segnali di ricaduta nei disturbi alimentari
Dott.ssa Ranzini (psicologa-psicoterapeuta) analizza i campanelli d’allarme da un punto di vista psicologico per riconoscere i segnali di una ricaduta nei disturbi alimentari.
Alla fine del percorso terapeutico i pazienti hanno lavorato sui meccanismi di mantenimento di una problematica alimentare e ci si aspetta che i miglioramenti continueranno anche dopo la terapia. È normale che ci siano occasionali preoccupazioni, sporadici episodi di vomito o abbuffate ed una riattivazione dello stato mentale del problema alimentare; esso, infatti, resta una fragilità che però i soggetti imparano a gestire durante il percorso terapeutico.
I pazienti sono istruiti a riconoscere i segnali precoci di una eventuale riattivazione (restrizione dietetica, conteggio calorico…) e a decentrarsi, è necessario farlo velocemente perché altrimenti si rischia un innesco di meccanismi che rendono più probabile una ricaduta.
È importante distinguere tra scivolata e ricaduta: la prima è un comportamento specifico cioè un episodio isolato, la seconda è una serie di eventi che si protrae nel tempo.
Segnali a cui prestare attenzione
Eventi che favoriscono una ricaduta possono essere ricevere commenti critici sul corpo o subire una variazione di peso, fare una dieta, episodi di abbuffata, rompere regole dietetiche o sviluppo di stati avversi (es. depressione). I segnali a cui prestare attenzione sono:
- episodi di abbuffata;
- episodi di restrizione dietetica;
- lassativi, vomito, eccessivo sport;
- eccessiva importanza alla forma del corpo.
Il punto di vista di una nutrizionista
La Dott.ssa Ramponi (dietista) espone infine, da un punto di vista nutrizionale, i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione per individuare l’esordio di un disturbo alimentare in maniera precoce:
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Variazione dello stile alimentare.
Si esperisce una restrizione della dieta sia in termini qualitativi che quantitativi attraverso il rifiuto di assumere cibi sempre mangiati perché considerati dannosi. È inoltre importante fare attenzione allo sviluppo di comportamenti connessi alla cucina come un inusuale interesse per la preparazione dei pasti senza che ne avvenga il consumo, i tempi di durata, le modalità o i rituali del pasto (es. spezzettare il cibo, mangiare lentamente, usare sempre gli stessi piatti e posate, avere orari molto rigidi).
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Abitudine di recarsi in bagno subito dopo il pasto e restarci per un tempo prolungato.
Chi soffre di disturbi alimentari può, infatti, mettere in atto pratiche per il controllo del peso come l’uso di lassativi, esercizio fisico intenso, vomito autoindotto sia per compensare un’abbuffata, che un pasto normale che piccole quantità di alimenti evitati perché considerati dannosi.
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Scomparsa di grandi quantità di cibo e ritrovamento di alimenti in luoghi anormali o nascosti.
In genere sono alimenti evitati perché considerati dannosi per il peso o innesco di episodi di perdita di controllo, ma presenti nelle case perché consumati dagli altri componenti della famiglia.
Per maggiori informazioni, contatta il Centro Medico Carugate in Via Bertarini, 22, 20061 Carugate MI. Telefono: 340 322 5040