Schizofrenia: patologia cronica
La schizofrenia è una patologia cronica grave che compromette il funzionamento della persona in ambito lavorativo, interpersonale e della cura del sé.
Sintomi positivi e negativi della schizofrenia
E’ caratterizzata da sintomi positivi quali deliri, allucinazioni, disorganizzazione del pensiero e comportamento bizzarro o disorganizzato. I sintomi negativi, invece, compaiono nella fase prodromica della malattia e sono: apatia, appiattimento affettivo, deficit della produttività e fluidità dell’eloquio, perdita d’iniziativa, povertà ideativa, difficoltà a mantenere l’attenzione e la compromissione dei rapporti interpersonali, sociali e lavorativi.
La schizofrenia ha un Col (Cost of illness) elevato, costituito sia da costi indiretti (perdita della produttività dei pazienti e delle famiglie) che diretti (costo del trattamento farmacologico e ospedalizzazione). In termini di recovery è importante utilizzare ogni risorsa disponibile per arginare le limitazioni dovute alla malattia.
Trattamento per la schizofrenia
Il trattamento cognitivo comportamentale è focalizzato sui sintomi positivi e ha come obiettivi, attraverso uso di psicoeducazione (consistente nel fornire al paziente informazioni relative al disturbo come i sintomi, il decorso, i farmaci), il riconoscimento della sintomatologia, il distanziamento critico e la gestione dei sintomi attraverso strategie, nonché riabilitazione sociale attraverso social skills training. La Cognitive Remediation Theraphy (CRT) è finalizzata anche a implementare le funzioni esecutive, l’attenzione e la memoria attraverso un programma di training cognitivo.
Potenziamento delle abilità cognitive
Una serie di studi esplora un’ulteriore modalità di potenziamento delle abilità cognitive (in particolare connesse al volume ippocampale): l’attività fisica. Generalmente parlando, conoscere le basi biologiche dei sintomi è importantissimo per prevedere le risposte ai trattamenti e le modalità da impiegare per il potenziamento della cognizione. Alcuni dati mostrano come:
- i terminali sinaptici sono diversi: le proteine presinaptiche complexin II – complexin I sono risultate inferiori nell’ippocampo di persone con schizofrenia
- ippocampale destra è risultata due volte inferiore nei pazienti schizofrenici rispetto i controlli (dati da risonanze magnetiche).
- neurogenesi è strettamente connessa alle prestazioni cognitive, il tutto correlato ad un aumento di BDNF. La concentrazione di tale proteina è strettamente correlata anche alla quantità di attività fisica aerobica. In pazienti schizofrenici la concentrazione di BDNF nella corteccia dorsolaterale e frontale è minore, il che ha portato alcuni ricercatori ad indagare i benefici neurocognitivi dell’esercizio fisico.
Una meta-analisi (2017) su dieci studi ha evidenziato che l’esercizio migliora notevolmente la cognizione globale delle persone con schizofrenia rispetto al gruppo di controllo, soprattutto se associato ad una maggiore durata settimanale dell’esercizio. I cambiamenti riguardano la cognizione sociale, la memoria di lavoro e l’attenzione.
Protocollo di allenamento
Un RCT ha indagato anche gli effetti di un protocollo di allenamento di 20 settimane sui sintomi, i gruppi formati dai pazienti erano:
- controllo: esercizi con carico minimo
- gruppo di resistenza (RESEX): esercizi di resistenza
- gruppo CONCEX: esercizi sia di resistenza che di forza
I risultati evidenziano delle differenze significative a 10 settimane dall’inizio alla scala PANSS (usata per determinare la gravità dei sintomi positivi e negativi). Altri cambiamenti significativi concernono il punteggio al questionario SF-36 sulla qualità della vita.
Tali risultati confermano altri sudi precedenti, come:
- RCT del 2013 aveva ottenuto risultati tali per cui i pazienti assegnati al protocollo di allenamento avevano ridotto significativamente i sintomi (scala PANSS) confronto i controlli, così come la depressione (Scala della depressione di Montgomery e Asberg), il bisogno di cure (scala di Camberwell), un aumento dell forma cardiovascolare.
- RCT del 2010 facente uso di risonanza magnetica ha rilevato anche un aumento del volume dell’ippocampo nei pazienti attivi (12%) e nei controlli (16%), invece i pazienti che hanno praticato calcio balilla non hanno mostrato variazioni. Tuttavia, non sono emerse correlazioni tra il cambiamento dei punteggi e le variazioni del volume dell’ippocampo, che invece sono correlate con il miglioramento dei punteggi ai test per la memoria a breve termine.
Complessivamente, il volume dell’ippocampo sembrerebbe cambiare in risposta all’esercizio aerobico svolto.
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