L’adolescenza è da sempre un tema di interesse per chiunque entri in contatto con i ragazzi. Matteo Lancini considera come la società sia cambiata: da comunità educante diffusa, dove i figli erano di tutti e il modello educativo prevedeva l’interruzione della relazione affettiva qualora il figlio non si fosse sottomesso alla norma, oggi il mantenimento dell’affetto è invece il fine ultimo dell’intervento educativo.
Nell’infanzia osserviamo la precocizzazione delle esperienze con la madre, che elimina qualsiasi ostacolo dalla crescita del figlio, poiché il fallimento è più intollerabile per il genitore stesso che per il figlio. Il bambino reale scompare in favore di quello ideale, cresciuto in un contesto in cui la popolarità e il successo vengono prima di tutto: la società dei like nasce già dalla scuola materna, per opera dei genitori.
Quando l’adolescente uscirà dal nucleo familiare, sarà in grado di affrontare frustrazione e fallimenti che la vita reale inevitabilmente porrà nella sua strada? Nella nostra società, così complessa e in evoluzione, c’è un reale interesse per la comprensione del funzionamento affettivo e relazionale degli adolescenti? Come favorire quindi l’elaborazione dei compiti evolutivi? Lancini sottolinea che sia essenziale considerare la specificità del singolo adolescente, ma offre alcune considerazioni generali, che, sebbene forse scontate, spesso sono dimenticate.
Fondamentale la coerenza: il bambino valorizzato per l’espressività e la creatività non può essere poi rinchiuso, una volta adolescente, in un modello normativo di sottomissione alle regole: è ancora fondamentale la funzione contenitiva nella nostra società dell’individualismo e narcisismo, ma va declinata in base al contesto. Gli educatori che oggi perdono la propria autorevolezza generano rotture che si manifestano non negli scontri con gli adolescenti, bensì nel loro ritiro e evitamento (hikikomori), conseguenza della delusione conseguente ad aspettative ideali eccessivamente elevate. Il successo e la popolarità vano raggiunti a qualunque costo: ecco che emerge la sovraesposizione in qualunque ambito, dal sexting al cyberbullismo. Tutti i fenomeni quali ritiro sociale, sessualità estremizzata, gioco d’azzardo, abuso di sostanze e autolesionismo, che oggi trovano espressione anche online, rendono sfumato il confine tra sano e patologico; anche perché l’adolescente cerca un percorso individualizzato di fronte alla sofferenza evolutiva fatta di rabbia, tristezza, vergogna, noia (anche nella sessualità narcisista di oggi, con nuovi termini quali eterosessualità, bisessualità, omosessualità, pansessualità, asessualità, crossdressing).
Infine, l’autore si rivolge ai genitori e agli insegnanti: devono diventare influencer, inteso qui come diventare punto di riferimento autorevole per gli adolescenti, così da non demonizzare internet, bensì costruire una nuova comprensione della fase adolescenziale, insieme a nuovi strumenti sintonici. Scuola e famiglie devono riconoscere e rispecchiarsi reciprocamente con i ragazzi, così che possano diventare più attivi nel loro stesso processo educativo, co-costruendo saperi e apprendimenti.