Il lockdown dovuto alla pandemia ha fatto emergere la necessità di tutelare la salute mentale della popolazione, in un periodo in cui incertezze e preoccupazioni hanno importanti influenze sullo stato d’animo. L’emergenza ci ha costretti a riadattare la nostra quotidianità e oggi, ai primi segnali di riapertura, dobbiamo imparare ad adattarci nuovamente alla situazione.
Il cibo è stato protagonista di questo periodo: subito i social media hanno ironicamente iniziato ad abbinare la situazione di stress e fatiche emotive al cibo, per lo più in termini di iperalimentazione. Judith Beck (2013) ha detto “mangiate per consolarvi o per distrarvi”: proviamo la fame nervosa o emotiva quando mangiamo, pur non avendo bisogno di nutrirci, a causa di stimoli emotivi, per gestire le nostre emozioni. In questo periodo così emotivamente pesante è alto il rischio di slatentizzazione di dinamiche disfunzionali rispetto all’alimentazione.
Spesso, quando proviamo emozioni negative o preoccupazioni di vario tipo, il cibo assume una funzione consolatoria o di valvola di sfogo; si arriva anche ad abbuffarsi o mangiare per tutto il giorno e spesso lo si fa con cibi ad “alto gradimento”, tipicamente molto grassi, che inducono un certo piacere quando mangiati.
Questi cibi ci permettono di evitare di affrontare una difficoltà o un pensiero indesiderato, dandoci piacere immediato; inoltre, è più semplice dirigere le energie mentali verso il controllo del cibo o dell’attività fisica, rispetto al rivolgere a problemi lavorativi o familiari più complicati.
E’ ovvio che, soprattutto in un periodo così difficile, è giusto a volte concedersi uno sfizio, ma quando diventa un’azione automatica, un’abitudine, è giusto interrogarsi sul ruolo di cibo ed emozioni.
L’ISS e il CREA raccolgono alcuni aspetti da considerare attentamente nella gestione quotidiana del cibo: limitare cibi grassi, zuccherati e l’eccesso di carboidrati in favore di alimenti più nutrienti; porre attenzione agli eccessi e a non riempire eccessivamente frigo e dispensa. Le indicazioni su cui riflettere nella gestione emotiva del nostro rapporto col cibo riguardano:
- Consapevolezza e attenzione sul momento presente, in maniera intenzionale e non automatica, così da riconoscere cosa scatena la nostra fame
- Gestione dei pensieri, soprattutto quando sabotanti, e del dialogo con se stessi per trovare soluzioni alternative al ricorso al cibo per tranquillizzarci
- Conoscenza delle proprie emozioni e di cosa significano: vanno normalizzate per gestirle al meglio. Possiamo così individuare i nostri reali bisogni e capire quindi come soddisfarli.
In conclusione, resta chiaro che, per chi ha una grossa difficoltà a gestire il rapporto col cibo in questa fase di pandemia, sono a disposizione diversi enti e professionisti di salute mentale per dare supporto.